In evidenza – Il Pd secondo Mario D’Asta, “renziano ma non solo”

Ragusa

20 ottobre, 2013 – 20:55 – Pubblicato da

mario d'asta 3Il Pd che vorrei è quel Partito che utilizzi il congresso non come confronto fra bande armate di tessere, ma per i veri problemi della gente. Che punti alle vocazioni territoriali: al turismo, alla cultura, alle piccole e medie imprese, all’agricoltura, alle questioni sociali e alla lotta alle povertà. Che esalti le risorse e punti sull’innovazione, guardando al futuro con intuizioni come quella di con la 61/81 su Ibla o la scommessa vinta sull’aereoporto Bisogna rilanciare il tema dell’università, riportare i corsi di laurea annessi e connessi alle nostre vocazioni territoriali ragusane. Un partito che non sia più litigioso, insomma. Se si litiga, si perde. Se si discute, si vince”. È questa la “carta di intenti”, il vero manifesto programmatico di Mario D’Asta, il candidato probabilmente più “ragionevolmente rivoluzionario” alla segreteria provinciale del Partito Democratico. Mario D’Asta, classe 1979, è un medico ragusano, impegnato sin da ragazzino nel giovanile dei Ds e nella scommessa, più volte vinta, dell’Ulivo universitario a Catania, essendo stato anche Senatore Accademico. È stato, sin da subito, un “innamorato” della linea politica di Matteo Renzi, nella ultima tornata elettorale a Ragusa, è stato eletto consigliere comunale, nella lista dei “democratici”, in aperta contrapposizione con l’attuale segretario uscente (ed oggi suo competitor), Peppe Calabrese. Eppure oggi tenta la “scalata” al partito, il perché sta nelle sue parole. “Per cambiare le istituzioni, per cambiare la società, io ancora credo nei partiti. Credo nella ricostruzione dei partiti, che ci hanno portato fuori dal dopoguerra. Un partito che sia realmente partecipato, da tutti. In questo caso nel cambiamento vero del PD”. Come si diceva, Mario D’Asta è “renziano” della prima ora, così come altri in provincia. “Si, tutto il gruppo renziano è compatto su di me, anzi, la scommessa non è la mia, ma è appunto la nostra. Vorrei citarli tutti, ne cito soltanto qualcuno per città: Il sindaco di Comiso, Filippo Spataro, ma anche Salvo Liuzzo e Gigi Bellassai, sempre comisani. L’assessore vittoriese Piero Gurraveri. Lino Giaquinta su Gerratana, Paoletta Susino su Pozzallo. Graziano Blando, Maurizio Arrabbito e Saverio Terranova di Modica, Pietro Aprile ed Evelin Floridia di Ispica. Vito Damanti, Vito Marletta e i due consiglieri comunale Dario Cutello e Antonella Occhipinti di Chiaramonte, Omar Falla, Marco Causarano ed Eleda Trovato di Scicli, Gaetano Dibenedetto di Monterosso ma anche il “Circolo Rinascita democratica” che non si caratterizza per essere renziano, ma per la sua pluralità interna. Così come tanti altri. Anche se tengo a precisare che non si vota per il segretario nazionale, ma per una linea innovativa nei territori. Quindi, non solo renziani, ma apertura a tutte le anime del partito locale”. Eppure in provincia di Ragusa, qualche settimana fa a sorpresa, sulla via di Damasco, si è convertita al sindaco di Firenze, Matteo Renzi anche la senatrice sciclitana Venerina Padua. Proprio l’unica parlamentare nazionale del Pd in provincia di Ragusa, si dice appoggi il ragusano Peppe Calabrese alla guida del partito Ibleo, ma Mario D’Asta attende ancora una sua risposta ufficiale. “Sto ancora aspettando una sua risposta di chiarimento, circa la sua posizione definitiva. Spero che, presto, arrivi una sua chiamata. Ma con la composizione delle liste chiariremo le posizioni ufficiali. (Magari prima del 26 ottobre!)”. Proprio sulla conduzione del Pd provinciale negli ultimi anni, D’Asta ha le idee chiare: “Giudico il partito di questi 4 anni litigioso ed immobile, a causa della sua conflittualità interna. Bisogna superare i personalismi e riportare il dibattito fatto di temi e di idee all’esterno. Un saluto, però – sottolinea Mario D’Asta -, lo vorrei rivolgere al segretario uscente Totò Zago, per lo sforzo, nonostante tutto, e per il lavoro svolto in questi quattro anni”. Anche a Ragusa non mancano le polemiche relativamente alla competizione che, sabato prossimo, vedrà l’elezione dei segretari provinciali democratici. Una competizione, è bene ricordarlo, alla quale si potrà partecipare soltanto se si accetterà di tesserarsi entro la stessa data (26 ottobre) al Pd. “La decisione di chiudere il campo del voto ai soli tesserati, è assolutamente sbagliata. Il Partito Democratico – dichiara Mario D’Asta -, è il partito degli iscritti e degli elettori. Immagino in futuro un utilizzo sano delle primarie, per coinvolgere non solo gli iscritti (come soggetti attivi), ma, se richiesto, anche una consultazione esterna fra gli elettori che sono un soggetto a pieno titolo del Pd”. Proprio le tessere stanno causando molti problemi nel Pd siciliano, sempre più dilaniato fra veleni e polemiche. “Il partito delle tessere è il partito da combattere e da contrastare – commenta D’Asta -, perché appartiene ad una logica superata e da superare. Quasi sempre, quando si vincono i congressi delle tessere, si perdono le elezioni, quelle ver. Io sono nettamente contrario al potentato delle tessere. A Ragusa c’è in atto un dibattito, nella commissione per il congresso, alla quale ci rimettiamo per il regolare svolgimento della consultazione. Le commissioni, ad ogni livello, sono gli organismi preposti a dirimere le questioni di questa natura”. Pippo Civati, in visita nell’Isola nei giorni scorsi, si è detto “sconcertato” della situazione relativa alle tessere ed ha aggiunto che: “Dobbiamo verificare il numero delle tessere rilasciate in questi ultimi giorni. Siamo passati dalla sensazione che nessuno volesse iscriversi al Pd, ad un boom di richieste”. “Se l’aumento delle tessere corrisponde ad un innalzamento dell’interesse vero per il Pd va bene, ma se è finto e strumentale a vincere i congressi, con il proliferare patologico delle iscrizioni – commenta Mario D’Asta -, è lucida la riflessione di Pippo Civati”. Tornando al Pd ragusano e, nella fattispecie cittadino, la linea Calabrese è stata sconfitta alle ultime elezioni comunali a Ragusa e non è stata premiata, più di tanto, alle scorse regionali. Mari D’Asta è sempre stato “dall’altra parte” del fiume. Il perché lo spiega proprio il candidato alla segreteria provinciale. “Perché non ho condiviso la gestione del Pd di Ragusa. Una linea a tratti troppo personalistica e, spesso, non connessa con la nostra città e le relative esigenze di cambiamento”. La chiacchierata con Mario D’Asta si conclude con un giochino, divenuto oramai un “must”: assegnare due aggettivi, rispettivamente, per i due suoi competitor alla segreteria provinciale del Pd. “Allora, Peppe Calabrese, astuto ed irruento, Mentre Giovanni Denaro, semplice e pacato“. A Mario D’Asta va il nostro in bocca al lupo, perchè per la sua “rivoluzione”, possa esserci spazio nell’oggi e non, come troppo spesso capita, rinviata ad un domani indefinito…