Pd pervaso da ‘renzite’ acuta, tutti in fuga verso Matteo, compresa Venerina Padua

Pd pervaso da ‘renzite’ acuta, tutti in fuga verso Matteo, compresa Venerina Padua

Scritto da Salvatore Cannata
Mercoledì 04 Settembre 2013 – 14:35

altRagusa – Saremmo molto curiosi di sapere cosa pensano oggi Mario D’Asta – consigliere comunale a Ragusa- e Paoletta Susino -attivista Pd di Pozzallo-, di fronte ad un improvviso virus ‘renziano’ che pervade i maggiorenti iblei del Partito Democratico, a cominciare dalla senatrice Venerina Padua.

Quando Matteo Renzi, un anno fa, venne a Pozzallo in piena campagna per le ‘primarie’ del Pd, c’erano solo loro due -oltre a tantissima gente- ad accoglierlo. Quel giorno, apparve a tutti chiaro che il Pd provinciale, era ammalato di ‘bersanite’ acuta. Stavano tutti con Pierluigi Bersani, il segretario dell’epoca, ne celebrarono la vittoria alle primarie nazionali; a cominciare dalla stessa Padua piuttosto che dai parlamentari uscenti ed entranti o dai segretari cittadini e provinciali.

Renzi non aveva con se nessuno dell’estabilishment ‘piddino’ provinciale. D’Asta e Susino erano i coraggiosi che avevano sposato la ‘causa’ rottamatrice del sindaco di Firenze. Ma lo stato maggiore ibleo del Pd, se ne stava con il ‘potente’ del partito, Bersani appunto.

Bersani vinse le primarie, diventò il ‘presidente del consiglio’ in pectore -visto che allora si pronosticava la vittoria del Pd alle Politiche delllo scorso febbraio- e dunque, era la ‘stella polare’ della Padua piuttosto che di Pippo Digiacomo, il parlamentare regionale, o di Salvatore Zago, che del Pd ibleo è ancora segretario provinciale. Tutti con Bersani appassionatamente; e con Renzi, c’erano solo Paoletta Susino, Mario D’Asta ed un nugolo piuttosto nutrito di ragazzi molto giovani e molto ‘attivi’; con l’eccezione di un ex sindaco di Modica –Saverio Terranova- che nonostante gli 80 anni, professò da subito un’assoluta ed evidente simpatia per Matteo il ‘rottamatore’.

Invero, a quelle primarie del Pd, Renzi andò benissimo in provincia ma per merito esclusivo di Mario D’Asta e Paoletta Susino e senza che nessun parlamentare in carica -o che lo sarebbe diventata-, ne sposasse la causa. Poi la storia è nota. Bersani lascia la segreteria nazionale del Pd ma non diventa il presidente del consiglio perché il Pd non riesce a vincere come voleva le Politiche e lui non riesce a fare il governo. La sua ‘forza’ insomma, subisce un duro ridimensionamento.

E così capita oggi di leggere che “Matteo Renzi interpreta meglio di ogni altro l’obiettivo di fare del Pd il partito riformatore che si candida al Governo dell’Italia”. A scriverlo non sono Mario D’Asta o Paoletta Susino ma la senatrice Padua che ieri ha dichiarato sostengo incondizionato a Renzi, ritenendolo l’unico capace di fare del Pd -leggiamo nella sua nota- “una forza dinamica, aperta, inclusiva, plurale, che possa avere l’ambizione di rappresentare il Paese, superando schemi tradizionali ormai desueti, dando un volto nuovo al partito”.

In pochi mesi dunque, la Padua ’rottama’ tutto il suo affetto politico verso il vecchio segretario Bersani e ne annuncia uno nuovo verso Renzi e la sua voglia di innovare il Pd. Capita anche questo in politica; e capita anche questo nel Pd, partito che si distingue per una litigiosità interna da ‘guinnes’ e che vede anche una insospettabile ‘bersaniana’ sino a ieri come la Padua, elogiare senza se e senza ma, Matteo Renzi. La politica è l’arte del divenire. Ma, a volte, lo è anche troppo…

(Fonte Giornale di Ragusa)