Il consigliere D’Asta ha deciso di dimezzarsi il gettone di presenza dallo scorso 1 febbraio

“A partire dallo scorso 1 febbraio ho deciso di dimezzarmi il gettone di presenza. E’ un gesto meramente simbolico. Un piccolo segnale per dare un contributo a ridurre le distanze tra la politica e i cittadini, tra le istituzioni e i cittadini”. E’ il consigliere comunale del Partito Democratico, Mario D’Asta, ad annunciarlo spiegando le ragioni di questa iniziativa. “E’ da tanto – dice – che giro la città e le povertà risultano essere in forte aumento. Se da un lato la democrazia ha dei giusti costi da sostenere, dall’altro, la politica, nel suo complesso, a volte, ha dato, e purtroppo continua a dare, la sensazione di pensare a se stessa e ai suoi non più tollerabili e fastidiosi privilegi. Ecco perché ritengo che la politica debba “stringere la cinghia” e dare l’esempio. Nonostante l’ammontare dei gettoni di presenza di un consigliere comunale arrivi a cifre non elevate, spero, nel mio piccolo, di contribuire a ridurre questo gap”. “La mia – aggiunge D’Asta – non è una scelta populistica come qualcuno si è affrettato subito a bollarla non leggendo tra le righe. Il populismo è un atteggiamento culturale e politico che esalta in modo demagogico e velleitario il popolo. Il mio non è un gesto populista perché quando si dice la verità il populismo si può combattere. Il mio rimane un gesto simbolico e non può chiaramente essere determinante per risolvere i problemi (come ad esempio quello della povertà) che, invece, hanno bisogno di altre proposte, come quelle che abbiamo portato in Consiglio comunale. Se dicessi che questa scelta, nella sua singolarità, risultasse necessaria per risolvere alcuni problemi, allora, in quel caso, sì sarei populista”. D’Asta, nel chiarire che la sua è una scelta personale e non in qualità di capogruppo del Pd, sottolinea, pure, che non lascerà il 50% nelle casse del Comune “perché quest’amministrazione che, sui costi della politica, aveva promesso di fare una rivoluzione, invece continua ad utilizzare i soldi pubblici per i vertiginosi stipendi dei dirigenti, ma anche per pagare esperti, consulenti e tecnici. Figure, queste ultime, che, nel loro programma elettorale non erano previste con la retribuzione. Piuttosto – aggiunge – mi organizzerò per dare una mano (seppur con cifre simboliche) con progetti che andranno nella direzione della solidarietà e del sostegno ai cittadini più bisognosi. Renderò pubbliche le somme messe da parte e l’utilizzo finale”.