Riina minaccia don Ciotti. Il prete: “Lotta alla mafia è atto di fedeltà al vangelo”
Emergono nuove intercettazioni, in cui il capomafia di Corleone parla con Alberto Lorusso del prete fondatore di Libera, che coordina le associazioni che gestiscono i beni confiscati alla mafia. Il prete risponde: “Mafia effetto di un vuoto di democrazia, la politica deve sostenere la lotta”
Don Ciotti, dopo essere venuto a conoscenza delle parole di Riina contro di lui ha detto: “Per me l’impegno contro la mafia è da sempre un atto di fedeltà al Vangelo, alla sua denuncia delle ingiustizie, delle violenze, al suo stare dalla parte delle vittime, dei poveri, degli esclusi. Al suo richiamarci a una ‘fame e sete di giustizia’ che va vissuta a partire da qui, da questo mondo”. Per quanto riguarda la lotta comune alla mafia il fondatore di Libera ha dichiarato che “ci sono provvedimenti urgenti da prendere e approvare senza troppe mediazioni e compromessi”. “La politica deve sostenere di più questo cammino” ha sottolineato il prete, “la mafia non è solo un fatto criminale, ma l’effetto di un vuoto di democrazia, di giustizia sociale, di bene comune”. Fra i provvedimenti urgenti da intraprendere, don Luigi Ciotti cita “ad esempio la confisca dei beni, che è un doppio affronto per la mafia, come anche le parole di Riina confermano. Quei beni restituiti a uso sociale – sostiene – segnano un meno nei bilanci delle mafie e un più in quelli della cultura, del lavoro, della dignità che non si piega alle prepotenze e alle scorciatoie”.
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Totò Riina, minacce a Don Ciotti: “Ammazziamolo, è come Don Puglisi”
Il superboss minaccia dal carcere don Luigi Ciotti, da sempre in prima linea contro la mafia. “Questo prete è una stampa e una figura che somiglia a padre Puglisi, putissimu pure ammazzarlo”
http://www.today.it/rassegna/toto-riina-don-puglisi-minacce.html
Don Ciotti risponde a Riina: “La lotta contro la mafia è fedeltà al Vangelo”
In una intercettazione il superboss minaccia il fondatore di Libera: “È come don Pino Puglisi, possiamo pure ammazzarlo”. Rafforzata la scorta al sacerdote, che replica: “Non mi paragono a Don Puglisi, io un uomo piccolo e fragile. Faccio parte della Chiesa che interferisce”
– In una intercettazione Totò Riina minaccia dal carcere don Luigi Ciotti, in prima linea contro la mafia. “Questo prete è una stampa e una figura che somiglia a padre Puglisi, putissimu pure ammazzarlo. Salvatore Riina, uscendo, è sempre un pericolo per lui… figlio di p…”, ha detto il capo di Cosa nostra, conversando in carcere con il boss pugliese Alberto Lorusso. Rafforzata la scorta al sacerdote, che replica: “Lotta alla mafia è fedeltà al Vangelo”.

Secondo quanto riporta La Repubblica, le parole pronunciate da Riina e intercettate il 14 settembre 2013, alla vigilia del ventesimo anniversario dell’omicidio di don Pino Puglisi, mettono subito in allarme gli investigatori della Dia di Palermo.
Viene avvertita la procura antimafia. Parte anche una nota riservata al Viminale, per sollecitare nuove misure di sicurezza attorno a don Luigi.
Don Ciotti: “Contro la mafia seguo il Vangelo” – “Per me l’impegno contro la mafia è da sempre un atto di fedeltà al Vangelo, alla sua denuncia delle ingiustizie, delle violenze, al suo stare dalla parte delle vittime, dei poveri, degli esclusi. Al suo richiamarci a una ‘fame e sete di giustizia’ che va vissuta a partire da qui, da questo mondo”. Così don Luigi Ciotti ribadisce dopo le minacce di Riina.
“Non mi paragono a Puglisi, sono piccolo e fragile” – “Riguardo don Puglisi, che Riina cita e a cui non oso paragonarmi perché sono un uomo piccolo e fragile, un mafioso divenuto collaboratore di giustizia parlò di ‘sacerdoti che interferiscono’. Ecco io mi riconosco in questa Chiesa che ‘interferisce'”, ha poi aggiunto.
“Minacce rivolte a Libera, solo con un noi si combatte mafia” – “Le minacce di Totò Riina dal carcere sono molto significative. Non sono infatti rivolte solo a Luigi Ciotti, ma a tutte le persone che in vent’anni di Libera si sono impegnate per la giustizia e la dignità del nostro Paese. Cittadini a tempo pieno, non a intermittenza”, ha dichirato il sacerdote commentando le intercettazioni del boss di Cosa Nostra. “Solo un ‘noi’, non mi stancherò di dirlo – ha proseguito – può opporsi alle mafie e alla corruzione. Libera è cosciente dei suoi limiti, dei suoi errori, delle sue fragilità, per questo ha sempre creduto nel fare insieme, creduto che in tanti possiamo fare quello che da soli è impossibile”.
“Le mafie sanno fiutare il pericolo – ha spiegato -. Sentono che l’insidia, oltre che dalle forze di polizia e da gran parte della magistratura, viene dalla ribellione delle coscienze, dalle comunità che rialzano la testa e non accettano più il fatalismo, la sottomissione, il silenzio”. “Queste minacce – ha affermato don Ciotti tornando a parlare di Riina – sono la prova che questo impegno è incisivo, graffiante, gli toglie la terra da sotto i piedi”. “Siamo al fianco dei famigliari delle vittime, di chi attende giustizia e verità, ma anche di chi – ha sottolineato – caduto nelle reti criminali, vuole voltare pagina, collaborare con la giustizia, scegliere la via dell’onestà e della dignità. Molti familiari vanno nelle carceri minorili dove sono rinchiusi anche ragazzi affiliati alle cosche”.
Don Ciotti risponde alle minacce del boss Riina: “Mafia fiuta l’insidia della rivolta delle coscienze”
Il fondatore di Libera dopo le intercettazioni dell’ergastolano in cui viene paragonato a Don Pino Puglisi, il prete ucciso da Cosa Nostra. «Il mio impegno un atto di fedeltà al Vangelo»

Don Ciotti
«Le minacce di Totò Riina dal carcere sono molto significative. Non sono infatti rivolte solo a Luigi Ciotti, ma a tutte le persone che in vent’anni di Libera si sono impegnate per la giustizia e la dignità del nostro Paese. Cittadini a tempo pieno, non a intermittenza». È il commento di Don Ciotti, affidato a una nota, dopo le minacce del boss Totò Riina contenute in alcune intercettazioni riportate da La Repubblica.
«Solo un “noi”, non mi stancherò di dirlo – prosegue don Ciotti – può opporsi alle mafie e alla corruzione. Libera è cosciente dei suoi limiti, dei suoi errori, delle sue fragilità, per questo ha sempre creduto nel fare insieme, creduto che in tanti possiamo fare quello che da soli è impossibile». «Le mafie sanno fiutare il pericolo – prosegue – Sentono che l’insidia, oltre che dalle forze di polizia e da gran parte della magistratura, viene dalla ribellione delle coscienze, dalle comunità che rialzano la testa e non accettano più il fatalismo, la sottomissione, il silenzio». «Queste minacce – aggiunge don Ciotti tornando a parlare di Riina – sono la prova che questo impegno è incisivo, graffiante, gli toglie la terra da sotto i piedi». «Siamo al fianco dei famigliari delle vittime, di chi attende giustizia e verità, ma anche di chi – sottolinea – caduto nelle reti criminali, vuole voltare pagina, collaborare con la giustizia, scegliere la via dell’onestà e della dignità. Molti famigliari vanno nelle carceri minorili dove sono rinchiusi anche ragazzi affiliati alle cosche».
Secondo don Ciotti la mafia «non è solo un fatto criminale, ma l’effetto di un vuoto di democrazia, di giustizia sociale, di bene comune». La politica, aggiunge, «deve fare di più. Ci sono provvedimenti urgenti da intraprendere e approvare – dice – senza troppe mediazioni e compromessi. Ad esempio sulla confisca dei beni, che è un doppio affronto per la mafia, come anche le parole di Riina confermano. Quei beni restituiti a uso sociale segnano un meno nei bilanci delle mafie e un più in quelli della cultura, del lavoro, della dignità che non si piega alle prepotenze e alle scorciatoie».
Poi si sofferma sulla corruzione, «l’incubatrice delle mafie. C’è una mentalità che dobbiamo sradicare, quella della mafiosità, dei patti sottobanco, dall’intrallazzo in guanti bianchi, dalla disonestà condita da buone maniere». «La corruzione – tuona il sacerdote – sta mangiando il nostro Paese, le nostre speranze! Corrotti e corruttori si danno manforte per minimizzare o perfino negare il reato. Ai loro occhi è un’azione senza colpevoli e dunque senza vittime, invece la vittima c’è, eccome: è la società, siamo tutti noi».
«Per me l’impegno contro la mafia è da sempre un atto di fedeltà al Vangelo, alla sua denuncia delle ingiustizie, delle violenze, al suo stare dalla parte delle vittime, dei poveri, degli esclusi. Al suo richiamarci a una “fame e sete di giustizia” che va vissuta a partire da qui, da questo mondo». «Riguardo don Puglisi, che Riina cita e a cui non oso paragonarmi perché sono un uomo piccolo e fragile, un mafioso divenuto collaboratore di giustizia parlò di “sacerdoti che interferiscono”. Ecco io mi riconosco in questa Chiesa che “interferisce”».