L’unità del PD di Ragusa? Un risultato importante, una scommessa su cui continuare a credere. Diversi gli obiettivi. Serve la squadra

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Il Pd di Ragusa chiude una fase. Ieri una giornata che segna la storia  del centro-sinistra ragusano. Aspettavamo da tempo che si consumasse questo passaggio. Già un anno e mezzo fa il nostro circolo Rinascita Democratica, di cui sono stato fondatore insieme ad altri simpatizzanti, aveva discusso sul merito ed aveva espresso la sua volontà a procedere con determinazione verso una fase radicalmente nuova.

Eravamo tutti d’accordo a seguire un percorso che, come quello attuato adesso, non può che rafforzare, e in maniera consistente, l’intero partito, una intera comunità che ha tutte le condizioni di potere guardare con entusiasmo non solo alle sfide elettorali, ma alla necessità di vivere da protagonista il desiderio di rappresentare le istanze di un territorio, di ascoltarne le esigenze, di costruirne soluzioni. Abbiamo da subito fornito la nostra disponibilità per fare in modo che la strada già segnata con la elezione del segretario, da tutti voluta, potesse essere percorsa fino in fondo.

Lo scioglimento dei circoli rappresenta l’iter naturale di un percorso già iniziato tempo addietro. Divisi si perde e  l’interesse generale è diventato più importante dell’interesse di parte. Un passo in avanti essenziale di una classe dirigente che, nella sua interezza, ha capito, memore delle sconfitte, che non si può costruire un partito guardando lo specchietto retrovisore, ma si deve essere decisi a segnare una nuova direzione.

Durante l’assemblea del 25 settembre ho voluto prendere parte  intervenendo e sottolineando quanto questo passaggio fosse concretamente significativo e non solo simbolico. E’ in atto un investimento che assume i connotati della scommessa che dovrà, ancora, essere vinta.

Le condizioni adesso ci sono tutte per potere affrontare le partite. E di certo queste partite non potranno essere giocate e vinte solo da alcuni giocatori, ma  dalla capacità complessiva di costruire un progetto, di valorizzare tutte le energie e di entrare in connessione con i vari tessuti connettivi del nostro territorio. Il rinnovamento non può stare fermo alla finestra e il vento del cambiamento deve continuare a soffiare forte.

Il segretario, e insieme tutto il gruppo dirigente, avrà e avremo, l’onore ma anche l’onere, di tenere unito il partito e di essere competitivo in tutti i suoi passaggi più cruciali.

Ora, però, inizia una  fase, quella più difficile.  Perché la bandiera dell’unità ce la dovremo conquistare anche e soprattutto con i fatti. E non solo a parole o con passaggi che, per quanto necessari, ma non sono sufficienti. Non basta, infatti, lo scioglimento dei circoli, l’assemblea unitaria e l’elezione congiunta del segretario dell’Unione comunale.  Dovremo essere capaci di essere protagonisti a tutti i livelli. Prima le elezioni regionali, poi le nazionali, poi le provinciali ed infine le  amministrative.

Tutti i passaggi che ci attendono da qui in futuro dovranno essere portati avanti nel contesto di questa nuova logica di coinvolgimento complessivo. E quindi bisognerà compiere tutti gli sforzi necessari per sostenere e aiutare questo nuovo gruppo dirigente che si sta cimentando in un campo molto complesso, con la consapevolezza che fare politica, oggi, può diventare il valore aggiunto per riuscire a garantire le risposte attese dalla comunità.

La collettività cittadina di Ragusa si attende grandi cose dal Partito Democratico. Questa volta non possiamo sbagliare, non dobbiamo sbagliare. Dobbiamo percorrere strade necessarie perché stare assieme diventi una occasione di crescita inclusiva. E’ una partita che, tutti assieme, siamo chiamati a vincere. Solo una parola ci può salvare, questa parola si chiama squadra. Con il supporto degli iscritti, dei simpatizzanti e di quanti confidano nelle potenzialità di crescita del Pd che era e rimane l’unico partito organizzato presente nel nostro Paese in grado di affrontare i problemi con grande idealismo, senso realistico ma soprattutto senza populismo.

Mario D’Asta