Tutto quello che c’è da sapere sulla plastica. Che inquinamento ci aspetta in futuro?

Si sta lavorando, a Ottawa, in Canada, ai negoziati per il Trattato globale sulla plastica. Uno strumento giuridico che punta a combattere l’inquinamento a livello mondiale. Il 2024 dovrebbe vedere l’approvazione di questo strumento globale e giuridicamente vincolante contro l’inquinamento da plastica, che tenga conto dell’intero ciclo di vita dei prodotti, compresa la progettazione, la produzione e lo smaltimento. Il Trattato nasce dall’evidenza che “il rapido aumento dei livelli di inquinamento da plastica rappresenta un grave problema ambientale globale che incide negativamente sulle dimensioni ambientale, sociale, economica e sanitaria dello sviluppo sostenibile” spiega l’Unep, il programma delle Nazioni unite per l’ambiente.

 

Qualche dato ci aiuterà a comprendere meglio ciò di cui stiamo parlando. Oggi produciamo, a livello mondiale, circa 400 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica all’anno e solo il 10% viene riciclato. In assenza di interventi, stima Unep, la quantità di rifiuti di plastica che entra nei fiumi e nei mari potrebbe triplicare, passando dalle 9–14 milioni di tonnellate all’anno del 2016 a 23–37 milioni di tonnellate al 2040. Sul pianeta vengono acquistate un milione di bottiglie di plastica al minuto, mentre ogni anno si utilizzano fino a 5.000 miliardi di sacchetti di plastica. La metà di tutta la plastica prodotta è monouso: viene usata una sola volta e poi gettata via.

 

Fin dai primi incontri del Comitato intergovernativo di negoziazione per il Trattato globale sulla plastica è emersa una frattura fra due fronti contrapposti. Da una parte la Coalizione della grande ambizione, composta da oltre 60 Paesi (l’Italia non c’è) presieduti da Norvegia e Ruanda, che mira ad ottenere regole stringenti e globali, in primis un tetto alla produzione globale. Sul fronte opposto si muove la Coalizione globale per la sostenibilità della plastica, che tiene insieme Paesi (tra cui Arabia Saudita, Russia, Iran, Cuba, Cina e Bahrein) il cui Pil fa ampio affidamento sulle fonti fossili da cui nasce la plastica: contraria a limitare la produzione, vorrebbe un trattato che si limiti a governare la gestione dei rifiuti e il riciclo, lasciando ai singoli Paesi di fissare i propri obiettivi. Questo fronte è portatore delle “opzioni più deboli”, come le chiama il Wwf, quelle che porterebbero allo scenario peggiore, a un Trattato senza misure vincolanti. Staremo a vedere che cosa accadrà.