Le convergenze parallele di De Gasperi e Dossetti

 

Cultura

Le convergenze parallele di De Gasperi e Dossetti

Domani la lectio magistralis di Pierluigi Castagnetti a Pieve di Tesino sui “due modelli di cattolicesimo politico”

Le convergenze parallele di De Gasperi e Dossetti

Confrontarsi con le figure di De Gasperi e Dossetti è impresa a dir poco ardua. Poiché l’accostamento non è semplicemente fra due dei più alti esponenti del cattolicesimo democratico italiano e della politica tout court del nostro paese, bensì fra due percorsi di formazione diversi e fra differenti idee dell’impegno dei cattolici in politica.
Eppure all’interno di una vicenda che ha conosciuto momenti importanti di tensione (il referendum del 1946 e l’adesione al Patto Atlantico per citare i più significativi e conosciuti) il dibattito fra i due va colto, a mio parere, nell’alveo di un percorso comune. E non per anestetizzarne i contrasti ma per cogliere nella contingenza del dibattito politico e del frangente storico nel quale si svolse, il filo rosso di un impegno comune, teso a raggiungere scopi di fatto identici seppur a volte attraverso strade diverse e percorsi tortuosi.

De Gasperi e Dossetti si trovarono di fronte un’Italia distrutta dalla guerra; la chiesa attraversata da importanti pulsioni conservatrici; il laicato cattolico, e non solo, che aveva dato, in modo sostanzioso e sostanziale, convinta adesione al fascismo; la presenza del movimento comunista più importante dell’occidente, rappresentante uno stato nello stato con una doppia lealtà internazionale e con preoccupanti rigurgiti “rivoluzionari”.

In tale quadro sia De Gasperi che Dossetti operarono perseguendo la ricostruzione materiale e sociale del paese: Dossetti, e le persone a lui vicine, diede corpo, ad esempio, al disegno riformistico degasperiano degli anni ’50. Cercarono entrambi di far passare, in modo convinto e profondo, nella gerarchie di oltretevere l’idea della rinascita democratica del paese (tutti e due intervennero in sede di Assemblea costituente con discorsi significativi sull’articolo che inseriva i Patti Lateranensi nella Carta); condussero, quasi per mano, i cattolici italiani ad essere parte integrante e vivificante del nuovo stato; si opposero al comunismo in maniera netta mai però in modo pregiudiziale, frenando anzi nella Dc le tendenze eccessivamente conservatrici.

Certo vi furono delle differenze, che risalivano fondamentalmente alle diverse esperienze che ne avevano attraversato l’esistenza fino al loro incontro. De Gasperi aveva vissuto il parlamento asburgico come esponente della minoranza italiana; l’Assemblea difficile e turbolenta dell’Italia liberale; l’esperienza della nascita e dell’avvento del fascismo attraverso la dolorosa fine del Ppi e l’esilio di Sturzo; le persecuzioni del regime, il carcere e infine il lavoro presso la biblioteca Vaticana; nonché l’esperienza della fondazione del nuovo partito (la Dc) e della rielaborazione del pensiero cattolico democratico italiano attraverso un impegno personale ed intellettuale davvero importante.

Dossetti si era formato nella Reggio Emilia di monsignor Tondelli e Don Torreggiani facendo dell’impegno caritativo e della lectio continua della Parola un abito del proprio essere cristiano; era passato attraverso la Cattolica di Gemelli dove tramite il rapporto con altri professori aveva posto le basi della riflessione sul compito dei cattolici dopo la fine della guerra; infine l’impegno suo e del fratello Ermanno nella Resistenza; nel difficile clima della Reggio Emilia del dopoguerra e il momento entusiasmante ed unico del lavoro in costituente.
Come si può evincere da questo pur sommario elenco di esperienze si trovarono di fronte ben più di due generazioni eterogenee bensì due mondi e due visioni che partivano da punti essenzialmente e profondamente differenti. Nonostante ciò entrambi remarono verso la stessa meta e cioè la ricostruzione della democrazia e della libertà nel nostro paese. Una tensione unitaria che li vide impegnati nella riportare i cattolici alla democrazia, nel restituire tutto il popolo italiano al suo destino di libertà.

Ragionare su chi, fra i due, abbia vinto o perso; su chi sia stato più “rivoluzionario” o più “conservatore” ha, a mio parere, poco senso. Si rischierebbe di rispondere ad una domanda superficiale non in grado di rendere veramente giustizia a due personalità così complesse e forti pur nei loro contrasti. Correndo il rischio di non comprendere appieno la scelte che fecero e il ruolo fondamentale che ebbero nella ricostruzione del nostro paese.

Per tutto questa serie di riflessioni, seppur trattate in modo veramente breve, vale la pena di assistere alla lectio magistralis, organizzata dalla Fondazione Trentina Alcide De Gasperi, che Pierluigi Castagnetti terrà a Pieve di Tesino, presso la scuola elementare del paese, il 18 agosto alle 18 dal titolo “De Gasperi e Dossetti. Due modelli di cattolicesimo politico per la democrazia italiana”.

http://www.europaquotidiano.it/2013/08/17/218600/