Il prossimo segretario riconnetta gli italiani con l’Europa

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Il prossimo segretario riconnetta gli italiani con l’Europa

Matteo Renzi adotta un approccio che rovescia radicalmente ogni logica populista e lascia poco spazio all’euroscetticismo, mostrando tutte le potenzialità spesso colpevolemente inesplorate dell’Unione Europea e rendendo tutti noi protagonisti

 

Destinazione Europa. Confidando che il congresso democratico si svolga a novembre, entro la fine dell’anno come assicurato da Epifani, il primo e importante certo banco di prova che la leadership emergente del PD si troverà ad affrontare sarà le elezioni europee di maggio. E si troverà a doverlo affrontare in un momento cruciale per l’assetto europeo, con le imminenti elezioni tedesche che non offrono certezze alla cancelliera Merkel.

 

In questa partita si giocherà in qualche modo il futuro dell’Europa (e dell’Italia in essa). In un momento in cui crescono i movimenti populisti che fanno leva su una retorica anti europea e d’altro canto l’Europa sembra ingabbiata e incapace di rispondere rilanciando, si sta consumando il più ampio e grave scollamento tra il popolo europeo e le sue, un po’ farraginose, istituzioni.

 

Anche per queste ragioni, questa partita deve essere preparata per tempo.

 

Anche per queste ragioni, è fondamentale che il prossimo segretario del PD sia in grado non solo di possedere una chiara visione dello scenario in chiave europea e del ruolo dell’Italia in esso, ma sia capace di interpretare un compito indispensabile: riconnettere il popolo italiano con il sentimento europeo, capovolgere l’approccio finora dominante che ha contribuito ad alimentare un forte euroscetticismo e far ricosprire alle italiane ed agli italiani l’orgoglio di essere europei.

 

Non vi è dubbio alcuno che l’unico, ad oggi, ad aver tentato e tentare questa operazione sia stato Matteo Renzi. Lo stesso Letta, il cui profilo gioca molto sulla dimensione europea, sembra per ora proseguire con il cammino ed il metodo montiano: in maniera funzionale ha ottenuto alcuni risultati, come al Consiglio Europeo di giugno, considerevoli nella loro specificità, ma non sufficienti poichè la loro attuazione non è immediata,richiede riforme strutturali che questo governo non sembra ancora in grado di affrontare. Come Monti mediando tra destra e sinistra, Letta sembra procedere da tecnico evitando di promuovere una visione politica dell’Europa, evitando di offrire uno scenario al quale le persone possano aderire.

 

Nei Paesi dove un terzo dei giovani non ha lavoro l’ Europa ha proposto formule vuote, azioni timide se non sbagliate. Pensiamo all’approvvazione del bilancio pluriennale 2014-2020 che per la prima volta nella storia è inferiorie in termini di risorse economiche a quello precedente, dove si taglia laddove si dovrebbe investire (Crescita e Innovazione). Se Barroso e van Rompuy rappresentano l’ ancien regime burocratico che ha “ammazzato” la politica, certo in Italia nella scorsa campagna elettorale, e oggi dal governo Letta non assistitiamo a proposte nette, chiare, coraggiose e concrete che la possano rivitalizzare.

 

In questo senso Renzi, che ha inserito l’Europa come prima delle parole chiave della scorsa campagna per le primarie, ripresa nel recente discorso di Bosco Albergati, adotta un approccio che rovescia radicalmente ogni logica populista e lascia poco spazio all’euroscetticismo, mostrando tutte le potenzialità spesso colpevolemente inesplorate dell’Unione Europea e rendendo tutti noi protagonisti. Basta guardare all’Europa come ad un corpo estraneo, direttivo e sanzionatorio, l’Europa siamo noi e spetta a noi scegliere che tipo di Europa vogliamo costruire.

 

Non è un passaggio banale o semplicemente emozionale. Ogni conquista che si possa compiere in Europa, non avrà seguito se non sarà accompagnata da un processo di riforme radicali in Italia e non vi è riforma strutturale in Italia che non modifichi il nostro rapporto con l’Europa. La mobilità nel mercato del lavoro, la riforma della formazione professionale, l’investimento in innovazione e digitalizzazione, il rilancio delle politiche industriali attraverso valorizzazione di settori strategici del made in Italy o ancora la politica energetica sono proposte di riforme la cui attuazione richiede un rafforzamento del ruolo dell’Italia in Europa ed al contempo un’importante rivoluzione culturale che benefici di un’orizzonte più ampio.

 

Rilanciare l’Europa per riavviare la locomotiva Italia è necessario e possibile solo se abbiamo il coraggio di fare la prima mossa nello scacchiere continentale.